miércoles, 29 de abril de 2015

Introdotto il principio che Tizio può diventare “Tizia” si entra nel mondo dell’assurdo giuridico


Follie giuridiche tra divorzio e omosessualità


di Tommaso Scandroglio

Questa storia inizia nel 2005 a Bologna quando lui e lei si sposano. Poi lui, di nome Alessandro, “cambia” sesso e diventa all’anagrafe Alessandra. La legge 164/82 prevede in questi casi il divorzio automatico e la cessazione dei rispettivi diritti e doveri coniugali.

Previsione più che logica dato che per il nostro ordinamento giuridico esiste un unico matrimonio, quello contratto tra un uomo e una donna. Ma il fu Alessandro non ci sta e tra corsi e ricorsi arriva sino alla Corte costituzionale la quale nel 2014, nella sentenza n. 170, dichiara che Alessandra/o non è più sposata/o con sua moglie ed aggiunge che il Parlamento deve affrettarsi a tutelare coppie come queste le quali avrebbero tutto il diritto di vedersi riconosciute giuridicamente qualche forma di convivenza registrata a livello amministrativo.

Questo perché, secondo la Corte, le unioni omoaffettive sarebbero tutelate dall’art. 2 della Costituzione che garantisce i diritti del singolo anche nelle formazioni sociali. Ma per i padri costituenti tale espressione stava ad indicare le associazioni, i partiti politici, le confessioni religiose, etc. e non certo le convivenze, tanto meno quelle omosessuali. Detto ciò, la Consulta ha passato la palla alla Corte di cassazione perché disciplinasse il caso concreto.

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