miércoles, 16 de abril de 2014

Fortunatamente, la «Lectura Dantis» continua a fornirci ancora opere di pregio autentico


Dante e la teologia di François Livi

di Gianandrea de Antonellis 

Dante e la teologia. L'immaginazione poetica nella «Divina Commedia» come interpretazione del dogma

Ci può essere vera poesia e approfondimento culturale, filosofico, teologico? Secondo un pregiudizio formalistico, sostenuto in particolar modo dalla scuola crociana, no: anzi, nella Divina Commedia, quanto più spazio si concede alla teologia, tanto meno è presente la lirica, ossia la vera poesia. Il rapporto tra l’ortodossia di Dante e la sua arte letteraria è stato quindi studiato per molto tempo sotto questa visione negativa.

Ai nostri giorni il modo di intendere la poesia come “sentimento”, ossia come qualcosa di indipendente dal “concetto” e da ogni contenuto in generale, non è più condiviso da molti critici letterari. E quindi si può riprendere a parlare della teologia di Dante senza essere tacciati di occuparsi di “non-poesia”. Ed in Dante la teologia riveste un ruolo fondamentale, tanto che si può addirittura parlare di una “riduzione in forma poetica” dellaSumma Teologica di San Tommaso d’Aquino.

E che rapporto c’è tra la poesia di Dante e la sua teologia, ossia la sua personale interpretazione della fede cattolica, da lui peraltro sinceramente professata e coerentemente vissuta? A questa domanda risponde esaustivamente il saggio di François Livi, docente alla Sorbona, il quale dimostra come l’immaginazione poetica nella Divina Commedia interpreti l’escatologia cristiana con piena libertà artistica e insieme con assoluta fedeltà (François Livi, Dante e la teologia. L’immaginazione poetica nella Divina Commedia come interpretazione del dogma, Leonardo da Vinci, Roma 2012, p. 250, € 20).

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