viernes, 14 de febrero de 2014

Teologia della Liberazione (TL): ”la povertà di cui si parla non è mai un fenomeno puramente materiale. La povertà puramente materiale non salva, anche se di certo gli svantaggiati di questo mondo possono contare in modo molto particolare sulla bontà divina. Ma il cuore delle persone che non posseggono niente può essere indurito, avvelenato, malvagio – colmo all’interno di avidità di possesso, dimentico di Dio e bramoso solo di beni materiali”


Teologia della liberazione 
e processo di secolarizzazione.

Conferenza di Stefano Fontana


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Nel maggio 1996, il cardinale Ratzinger ha tenuto una densa relazione a Guadalajara (Messico)[38] sui compiti della teologia. In quell’occasione egli aveva anche parlato della TL, sostenendo che il suo effetto era stato quello di desacralizzare la società latinoamericana favorendo il relativismo come filosofia dominante. Per la TL “la redenzione diventa un processo politico, al quale la filosofia marxista forniva gli orientamenti di fondo”. Ma ecco che “la caduta dei sistemi comunisti dimostrano invece che “Quando la politica vuole essere liberatrice, promette troppo. Quando vuole sostituirsi a Dio nel suo agire, diventa non divina ma demoniaca”. Sembra che la TL abbia lasciato un terreno devastato senza aver costruito. Essa ha preteso la salvezza da quanto invece doveva venire salvato, ha decostruito un impianto tradizionale della Chiesa sostituendovi una nuova dogmatica, ha rinunciato alla natura per la storia e quando la storia ha definitivamente deturpato la natura umana aveva scarsi argomenti da obiettare contro di essa, ha scelto per la priorità della prassi dimenticando che l’azione presuppone sempre la conoscenza (nihil volitum nisi praecognitum ut conveniens), ha insegnato ai fedeli a dubitare secondo la filosofia del sospetto di origine marxiana[39] e in questo modo ha decostruito la dottrina insegnando a chiedersi “a chi serve?”, ha portato la lotta dentro la Chiesa con la scusa di volerla combattere fuori di essa a favore degli oppressi.

Circa la questione dei “poveri” nella teologia della liberazione, ricordo quanto affermato da Benedetto XVI nel primo volume del suo “Gesù di Nazaret”: ”La povertà di cui si parla non è mai un fenomeno puramente materiale. La povertà puramente materiale non salva, anche se di certo gli svantaggiati di questo mondo possono contare in modo molto particolare sulla bontà divina. Ma il cuore delle persone che non posseggono niente può essere indurito, avvelenato, malvagio – colmo all’interno di avidità di possesso, dimentico di Dio e bramoso solo di beni materiali” [40]. E prosegue: “Solo laddove dalla fede deriva la forza della rinuncia e della responsabilità verso il prossimo come verso l’intera società...


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