domingo, 19 de enero de 2014

L'opinione pubblica è stata scossa di recente da alcune proposte, presentate in diversi Paesi, volte a far adottare una legislazione che controllerebbe l'uso della droga, permettendo però un accesso più facile alle cosiddette droghe "leggere".


La droga non si vince con la droga

* Documento trascritto da L'Osservatore Romano, del 22-1-1997 come riflessione pastorale del Pontificio Consiglio per la Famiglia

L'opinione pubblica è stata scossa di recente da alcune proposte, presentate in diversi Paesi, volte a far adottare una legislazione che controllerebbe l'uso della droga, permettendo però un accesso più facile alle cosiddette droghe "leggere". Il Pontifico Consiglio per la Famiglia è stato interrogato al riguardo da famiglie e numerosi educatori e istituzioni che lavorano con i giovani. Dopo aver consultato esperti di diversi Paesi e responsabili di molte comunità terapeutiche, questo Dicastero presenta le seguenti riflessioni.


1. La tossicodipendenza è un fenomeno che si diffonde sempre più. Essa pone gravi problemi psicologici, sociali, spirituali e morali. Desideriamo, in questa nota, metterci principalmente dal punto di vista dell'individuo e della sua famiglia, perché non dimentichiamo che "al centro della tossicodipendenza si trova l'uomo, soggetto unico e irripetibile, con la sua interiorità e specifica personalità".

2. La tossicodipendenza è passata nello spazio di qualche decennio da una diffusione relativamente ristretta, riservata a una classe sociale agiata e indulgente verso se stessa, a un fenomeno di massa, che tocca innanzitutto i giovani, distruggendo vite, troncando molte promesse, e che nessun Paese finora è riuscito a ridurre e neppure semplicemente ad arginare."Un gran numero di quanti fanno uso di droga è costituito da giovani, e l'età di approccio al problema si abbassa sempre più". Bambini e adolescenti usano consuetamente la droga perfino nelle scuole, di fronte a educatori impotenti. È il futuro stesso delle nostre società che la droga mette in pericolo. Per questo motivo la nostra preoccupazione va innanzitutto ai giovani - adolescenti e adulti - perché essi sono oggi le prime vittime della droga.

3. Quando vengono presentati argomenti a favore o contro i progetti di legge per la legalizzazione delle droghe "leggere", bisogna evitare le semplificazioni e le generalizzazioni, ma soprattutto la politicizzazione di una questione che è profondamente umana ed etica. Alcuni sostengono che il ricorso moderato ad alcuni prodotti, classificati tra le "droghe", non comporterebbe né dipendenza biochimica, né effetti secondari sull'organismo. Altri dicono che sarebbe meglio conoscere e seguire i tossicodipendenti anziché lasciarli nell'illegalità, sia per poter venire in loro aiuto sia per proteggere la società. Si argomenta, in base a ciò, in favore della legalizzazione della droga.

4. La scienza e la tecnologia hanno sempre cercato di trarre profitto dalle sostanze chimiche per favorire la cura delle patologie, per migliorare le condizioni di vita, per incrementare il piacere della convivenza. Gli utilizzatori hanno constatato che alcune di queste sostanze procurerebbero una sensazione piacevole, euforica, ansiolitica, sedativa, stimolante o allucinogena. Tali "droghe" creano al tempo stesso perdite di attenzione e un'alterazione del senso della realtà. Il consumo di tali sostanze favorisce anzitutto l'isolamento e poi la dipendenza con il passaggio a prodotti sempre più forti. In alcuni casi il prodotto crea una dipendenza tale che il fruitore non vive che per procurarselo.

5. Gli effetti variano da una droga all'altra, senza che si possa distinguere chiaramente, sul piano farmacologico, una classe di "droghe leggere" e una classe di "droghe pesanti". Infatti la maggior parte delle droghe attiva meccanismi intracerebrali comuni. Sono la quantità consumata, il modo di assorbimento e le eventuali associazioni che costituiscono i fattori decisivi nella materia. Inoltre nuove droghe arrivano tutti i giorni sul mercato, con nuovi effetti e nuovi problemi. Infine, si dovrebbe ragionevolmente allargare il quadro della tossicodipendenza a molte sostanze (ansiolitiche, sedative, antidepressive, stimolanti) che non sono considerate come "droghe", compresi il tabacco e l'alcool. Infatti, il problema si pone in termini diversi da quelli semplicemente biochimici.

6. Non è la droga che è in questione, ma gli interrogativi umani, psicologici ed esistenziali impliciti in questi comportamenti. Troppo spesso non si vogliono comprendere tali questioni e si dimentica che ciò che fa la tossicodipendenza non è il prodotto, ma la persone che ne proverà il bisogno. I prodotti saranno forse diversi, ma le ragioni di base rimangono le stesse. È per questo motivo che la distinzione tra "droghe pesanti" e "droghe leggere" conduce a un vicolo cieco.

7. Il ricorso alla droga è sintomo di un "malessere" profondo. Come afferma il Pontificio Consiglio per la Famiglia: "La droga non entra nella vita di una persona come un fulmine a ciel sereno, ma come un seme che attecchisce in un terreno da lungo tempo preparato" (5). Dietro a questi fenomeni c'è una richiesta di aiuto da parte dell'individuo, che rimane solo con la propria vita; c'è un desiderio non solo di riconoscimento e di valorizzazione, ma anche di amore. È, pertanto, alla causa del fenomeno che bisogna risalire innanzitutto se si vuole intervenire in modo efficace sulle conseguenze personali e sociali provocate dall'uso della droga.

8. Il problema, in effetti, non è nella droga, ma nella malattia dello spirito che conduce alla droga, come ricorda il Papa Giovanni Paolo II: "Bisogna riconoscere che esiste un nesso fra la patologia letale provocata dall'abuso di droghe e una patologia dello spirito che porta la persona a fuggire da se stessa e a cercare soddisfazioni illusorie in una fuga dalla realtà, al punto di annullare completamente il significato della propria esistenza".

9. Nella tossicodipendenza giovanile, questi problemi umani sono in primo piano. Il giovane tentato dalla droga ha una personalità fragile, immatura, poco strutturata, e ciò è in rapporto diretto con l'educazione che egli non ha ricevuto. La maggior parte degli specialisti nelle scienze umane non smette di dire, da molti anni, che la società abbandona i giovani, che essi non sono attesi e rispettati e che l'ambiente non fornisce tutti gli elementi sociali, culturali e religiosi per permettere lo sviluppo delle loro personalità.

10. Siamo in un mondo in cui il bambino è troppo presto lasciato a se stesso. Si spera di svegliare la sua libertà e di renderlo autonomo mentre, allo stesso tempo, sulla distanza lo si rende fragile, perché non gli si dà la possibilità di appoggiarsi sugli adulti e sulla società per poter maturare. In mancanza di questo appoggio di base, molti giovani arrivano alle soglie dell'adolescenza senza una vera organizzazione e una struttura interiore. Come reazione di fronte a un mondo che sembra vuoto, considerando il loro avvenire limitato, alcuni cercano, malgrado tutto, di sentirsi vivi. Essi cercano punti di appoggio altrove e coltivano diverse relazioni di dipendenza con altri, con diversi prodotti o con comportamenti incontrollabili rischiosi.

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