lunes, 1 de abril de 2013

Il sito di un grande quotidiano italiano quel giorno per alcune ore ha titolato così: “Francesco: non abbiate paura delle tenerezze”. È bastato cambiare una vocale (tenerezza)

Questo papa lo rovineremo con i quiproquò (freudiani)

Lettera di Berlicche a Malacoda

Mio caro Malacoda, c’è un gioco enigmistico che consiste nel cercare parole di significato diverso grazie a un semplice cambio di vocale o di consonante. È un passatempo che è più del semplice divertissement vocabolaristico. Non essendo le parole solo flatus voscis, nella sostituzione di un particolare accade in realtà un rovesciamento semantico, un cambiamento di significato a volte radicale.

Dal particolare, come insegnano le dispute teologiche medievali, può nascere l’eresia. Una congiunzione – filioque – può generare scismi millenari.
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Mi fermo qui.

Ti ho esposto questa varia casistica per indurti a riflettere sulla differenza tra un esercizio in cui l’intelligenza si applica volontariamente per cambiare il significato di una parola o di una frase e il lapsus rivelativo dell’intelligenza che cede il passo al desiderio recondito, e cambiando involontariamente una vocale stravolge tutto (ma rivelando in ciò se non la sua vera volontà almeno la sua voglia).

Sai che il nostro nuovo nemico ha conquistato il mondo ed eccitato i media con il suo «non abbiate paura della bontà, neanche della tenerezza». Sai anche che Tommaso d’Aquino diceva che «quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur», cioè insomma, vedendone il lato negativo (che è il nostro mestiere), uno capisce quello che ha già in testa e il tempo porta a galla i segreti pensieri di molti cuori. Ebbene, il sito di un grande quotidiano italiano quel giorno per alcune ore ha titolato così: “Francesco: non abbiate paura delle tenerezze”. È bastato cambiare una vocale, passare dal singolare al plurale, per rovinare un Papa. Diabolico! Quindi ben fatto!

Tuo affezionatissimo zio Berlicche

www.tempi.it

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