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viernes, 27 de febrero de 2015

Nato sotto l’ultimo imperatore, in un gulag per 25 anni, non ha mai abbandonato la Cina: «Qui c’è bisogno di preti»


I 105 anni di padre Ye. Storia «epica» di un prete sepolto vivo e sopravvissuto alla persecuzione comunista



Leone Grotti

Nato sotto l’ultimo imperatore, in un gulag per 25 anni, non ha mai abbandonato la Cina: «Qui c’è bisogno di preti»
«Mi hanno sepolto vivo per un giorno e una notte [durante la Rivoluzione Culturale]. Meno male che i miei fedeli sono riusciti a ficcare nella terra una canna di bambù per farmi respirare!». Quello confidato da padre Filippo Ye Yaomin nel 2007 ad AsiaNews è solo un episodio tra i tanti della sua vita straordinaria. Deceduto lo scorso 21 gennaio all’età di 105 anni, padre Ye è stato uno dei sacerdoti cattolici più longevi di tutta la Cina ed è considerato l’ultimo degli “anziani”, cioè i preti ordinati prima dell’avvento di Mao Zedong.

L’ULTIMO IMPERATORE. 

Nato nel 1909 nel villaggio di Lu Tong, padre Ye aveva solo tre anni quando l’ultimo imperatore cinese Pu Yi venne fatto abdicare all’età di sei anni in seguito alla rivoluzione di Sun Yat-sen, che pose fine a un impero cominciato prima della nascita di Cristo sostituendolo con la Repubblica di Cina. Dopo aver assistito alla guerra civile tra i nazionalisti di Chiang Kai-shek e i comunisti di Mao Zedong, a 27 anni padre Ye entrò a Hong Kong nel seminario maggiore della Cina meridionale. Dopo sette anni di studi, tornò a Guangzhou, dove è stato ordinato sacerdote nel 1948, un anno prima della vittoria dei comunisti e della nascita (1 ottobre 1949) della Repubblica popolare cinese sotto Mao.

SCEGLIERE TRA MAO E IL PAPA. 

La vita si fece quasi subito impossibile per i sacerdoti cattolici, costretti presto a scegliere tra l’autorità di Mao e quella di Roma. Padre Ye si rifiutò sempre di rinunciare al Papa e nel 1955 venne denunciato da un delatore per «possesso illegale di materiale straniero», cioè un giornale che riceveva regolarmente dai vecchi compagni di seminario ancora a Hong Kong (al tempo in mano alla Gran Bretagna, prima della restituzione alla Cina datata 1997).

SEPOLTO VIVO. 

Condannato a un campo di lavoro, fu trasferito nella provincia di Qinghai, a 2.600 chilometri di distanza, dove passò i successivi 25 anni in una porcilaia a pascolare maiali e coltivare la terra e dove contrasse un enfisema per il freddo patito e il poco cibo. In questi anni, durante la Rivoluzione Culturale, quando vennero messi al bando i “Quattro vecchiumi”, religione compresa, padre Ye subì ogni tipo di abusi e, come ricordato all’inizio, venne anche sepolto vivo. Ma sopravvisse, al contrario di molti suoi compagni di prigionia.
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