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miércoles, 20 de agosto de 2014

Alcide De Gasperi: per svegliare un centrodestra che scrive male e legge poco o nulla e stimolarlo a riscoprire De Gasperi


Sessanta anni fa moriva Alcide De Gasperi, 
il più grande statista d’Italia

Andrea Camaiora

L’adesione all’Onu, alla Nato, la politica economica. De Gasperi, avversato dai comunisti, fu il nostro autentico padre della Repubblica. Anche se i suoi eredi popolari e moderati l’hanno quasi dimenticato


Nel giorno del sessantesimo compleanno di Palmiro Togliatti, un Pci ancora completamente ubriaco del mito staliniano, celebrò con tutti gli onori la ricorrenza anagrafica del “Migliore”. L’Unità festeggiò quel giorno con un titolo a nove (!) colonne e un articolo di fondo di un intellettuale organico al partito, Antonello Trombadori, che si rivolgeva al festeggiato niente meno che così: «Dante, Michelangelo, Verdi, Cavour, Mazzini, Garibaldi, Tu, tutti li riassumi». Altro stile e altri tempi, evidentemente.

Fatto sta che per gli italiani, e in particolare per i moderati, non conta nulla che – mutatis mutandis – sessant’anni fa sia scomparso il nostro più grande statista, il salvatore della Patria, il nostro autentico padre della Repubblica, Alcide De Gasperi (1881 – 1954).

Pensiamo alla “nostra” politica estera. È stata tracciata da De Gasperi all’indomani della guerra e poi più o meno variamente interpretata dai suoi successori: Pella, Fanfani, Moro, Craxi, Andreotti, Prodi, Berlusconi. E qual è il solco tracciato dall’uomo politico trentino? L’adesione alle Nazioni Unite, alla Nato, all’Europa, ancora oggi capisaldi della politica internazionale.

E se storicamente le scelte decisive e giuste, quelle che Berlusconi chiamerebbe le “scelte di campo”, appartengono ai moderati, la sinistra italiana ha avuto assai spesso torto. Vediamo alcuni esempi.

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